La fame non è solo quella evidente.

L’indice globale della fame (GHI) introduce un metodo di misurazione multidimensionale del fenomeno, andando a considerare tre indicatori specifici; il tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni, la proporzione di bambini sottopeso entro i primi 5 anni di vita e la proporzione di popolazione denutrita. I Paesi valutati sul GHI vengono inseriti in una scala da 0 a 100, laddove 0 misura il miglior punteggio in assoluto, cioè assenza di fame e 100 il peggiore in assoluto.

La carenza di micro – nutrienti è l’oggetto della ricerca, portata avanti da tre ong internazionali, Welt Hunger HIlfe, Ifpri e Concern Worldwide e presentato in Italia dal Cesvi. Vengono osservati l’assunzione e l’assorbimento di vitamine e minerali per valutare se consentano un sano ed articolato sviluppo della persona. La “fame nascosta” colpisce in tutto ben 2 miliardi di persone nel mondo, un fenomeno complesso che non va sottovalutato.

I RISULTATI DEL 2014 – Nonostante ancora 800 milioni di persone soffrano la fame, il GHI restituisce un miglioramento rispetto all’anno 1990, scendendo da un indice del 20,6% al 12,5% odierno. Ciò che è diminuito fortemente è la malnutrizione infantile ed il peso totale dei denutriti. America Latina, Sud est asiatico ed Europa orientale hanno fatto registrare i miglioramenti più significativi; l’azione governativa è stata efficace soprattutto in Brasile e Colombia. La cessazione di sanguinosi conflitti ha inoltre giovato ad Angola e Cambogia e Thailandia e Vietnam hanno dato vita ad importanti programmi di salute pubblica accompagnati da uno sforzo finanziario e culturale.

LE DIFFICOLTA’ DI ALCUNI PAESI – Tra i paesi che destano attenzione, invece, annoveriamo il Burundi che attraversa una difficile fase tra epidemia di Hiv e diseguaglianza reddituali. Comore e Swaziland, per rimanere nel continente nero, sono gli altri peggiori performers. Soltanto l’Eritrea è in condizioni peggiori. La stabilità politica è fondamentale per avere sicurezza alimentare; è per questo che Iraq e Repubblica Democratica del Congo hanno peggiorato la propria posizione.

LE STRATEGIE ADOTTATE – Il rapporto evidenzia come sia necessario incidere sulla dieta per avere una diversificazione delle fonti di micro – nutrienti. La creazione di orti locali ha portato spesso ottimi risultati così come la lotta alla povertà ed il favorire la creazione di un clima di uguaglianza ed accettazione sociale in favore delle donne. Più in generale il documento evidenzia la necessità di produrre politiche integrate ed agganciate agli obietti del 2025 dell’Oms, quali l’eliminazione della fame ed il raggiungimento di livelli scolastici accettabili. Occorre investire nelle risorse umane ed in quelle finanziarie perché deve crescere anche l’accountability degli stati.