Il distretto agroalimentare campano costituisce un’ eccellenza dell’industria alimentare italiana ed in crescita anche in un periodo di difficoltà dell’economia. Inoltre, il distretto agro-alimentare campano presenta una forte propensione all’internazionalizzazione, con il 72% della produzione destinato all’export.

Il distretto agroalimentare campano costituisce un’ eccellenza dell’industria alimentare italiana ed in crescita anche in un periodo di difficoltà dell’economia. Inoltre, il distretto agro-alimentare campano presenta una forte propensione all’internazionalizzazione, con il 72% della produzione destinato all’export.

Un ruolo trainante al suo interno è svolto dall’industria legata alla produzione e alla trasformazione del pomodoro. In virtù della centralità della filiera del pomodoro per l’economia della Campania e del Paese, UniCredit, in collaborazione con ANICAV, l'Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, ha presentato ad Angri, il “Forum delle Economie. La Filiera del Pomodoro ed il distretto dell’Agro-Nocerino Sarnese”.

Lo scenario del settore agro-alimentare italiano e campano  Sono stati presentati i risultati dello studio sul Distretto agro-alimentare campano, una vasta area che si estende tra il Vesuvio e le montagne di Sarno (a Nord) e dei Monti Lattari (al Sud). La produzione del pomodoro pelato è il fiore all’occhiello di quest’area, dato che se ne produce l’85% del totale nazionale. Il Distretto agro-alimentare campano rappresenta una delle punte di eccellenza dell’industria alimentare nazionale e, con una crescita del 2,8% rispetto alla media, è uno dei motori trainanti dell’economia del Paese. Il record storico delle esportazioni di prodotti agro-alimentari italiani, che nel 2013 hanno raggiunto 33 miliardi di euro (+5% rispetto al 2012), sono la dimostrazione tangibile della centralità del settore per il Made in Italy.

All’interno del settore alimentare italiano, quello delle conserve alimentari vegetali risulta essere un settore particolarmente export-oriented, considerando che il 64% delle produzioni (a fronte del 28% dell’industria alimentare italiana in generale) è destinato all’esportazione verso i principali Paesi Europei (67%), verso gli Stati Uniti (7%), il Giappone (6%) e l’Australia (5%); tra tutti i derivati del pomodoro che compongono la produzione denominata linea rossa, i pelati sono i prodotti più esportati con il 49% sul totale della linea rossa.

  L’importanza dell’industria di trasformazione del pomodoro. Dall’ analisi condotta sui bilanci di 77 aziende campione appartenenti al distretto, è emersa la forza dell’intero comparto produttivo della zona: nel periodo tra il 2007 e il 2012, infatti, in pieno periodo di crisi economica, il fatturato medio delle imprese dell’Agro-Nocerino sarnese prese in considerazione si è attestato su 1.3 miliardi di euro, crescendo del 4% all’anno, per un totale di 16 punti percentuali complessivi.

Inoltre, solo il 7,8% delle imprese del distretto risulta avere una capitalizzazione adeguata, mentre il 41,6% ha una capitalizzazione carente o non adeguata, a dimostrazione del fatto che la maggioranza delle imprese del distretto dipende ancora troppo dal credito bancario o dai fornitori, e che le aziende del distretto sono prevalentemente di piccole dimensioni (con un fatturato medio intorno ai 3 milioni i euro). Le aziende di trasformazione del pomodoro, tuttavia, hanno comunque un fatturato medio di gran lunga superiore alla media dell'industria agro-alimentare della stessa area e sono più numerose (più del triplo) rispetto al bacino produttivo di Parma-Piacenza.

Oltre 50 aziende trasformano pomodoro nel distretto dell'Agro-Nocerino sarnese, garantendo comunque prodotti di altissima qualità. “Pur in un contesto di forza e di buona propensione all’internazionalizzazione, dallo studio emerge la necessità per le aziende del distretto di fare massa critica, al fine di incrementarne la competitività sui mercati esteri – ha commentato Felice Delle Femine, Regional Manager per il Sud Italia di UniCredit. La Filiera del pomodoro è una delle produzioni di eccellenza del Sud Italia, ma è necessario che, di fronte al calo dei consumi interno, che nel 2013 ha determinato una flessione del potere di acquisto delle famiglie consumatrici pari all’1,3%, si punti maggiormente alla crescita dell’export. La scelta degli imprenditori è di puntare quindi alla crescita dimensionale delle aziende, attraverso il rafforzamento patrimoniale e ad operazioni di acquisizione e fusione. E’ altresì auspicabile anche un incremento della collaborazione tra aziende, tramite consorzi e reti di imprese, valorizzando l’ottica di filiera, al fine di superare le criticità commerciali e strutturali” .

Dallo studio condotto, si evidenzia infatti come l’area Nocerino-Sarnese risenta di una dotazione infrastrutturale modesta e, pur in presenza di una forte vocazione all’estero, è mancato finora un marchio forte e identificativo delle produzioni trasformate che possa affermare un “brand di territorio” che valorizzi i prodotti di qualità del settore conserviero e ne tuteli l’origine.

"Nell’ottica di perseguire l’obiettivo primario di integrazione tra le componenti agricole e industriali della filiera pomodoricola è stato costituito di recente il Polo Distrettuale del Pomodoro da Industria del Centro Sud. L'obiettivo della costituzione del distretto, raggiunto anche grazie alle Unioni dei Produttori, alle Organizzazioni Professionali e ai Sindacali, rappresenta l'inizio di un percorso che porterà, con l'impegno di tutti, ad una filiera molto più competitiva che saprà e dovrà affrontare le nuove sfide del mercato. Il Polo distrettuale del pomodoro da industria del Centro Sud comprende le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Toscana, Sicilia e Sardegna ed ha visto, nella sola fase costituente, l'adesione di 55 aziende di trasformazione del pomodoro, rappresentative di circa il 94% del pomodoro trasformato nel Centro Sud nella campagna 2013, e 23 Organizzazioni di Produttori (OP), che rappresentano circa il 75% del pomodoro conferito, proveniente dalle aree di coltivazione della medesima area geografica", ha dichiarato Antonio Ferraioli, presidente Anicav. 

 


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