Nelle campagne romane viene coltivato mais geneticamente modificato.

E’ quanto emerge dalle indagini a campione effettuate dall’Arsial (l’Agenzia regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’agricoltura nel Lazio) su alcuni campi del territorio regionale coltivati a mais.

La vicenda coinvolgerebbe due importanti multinazionali che operano nel settore delle sementi come la Pioneer e la Monsanto. La notizia è contenuta nella risposta n. 457962/2012 dell’assessorato all’Agricoltura all’interrogazione di Luigi Nieri, consigliere regionale di opposizione, che aveva chiesto di effettuare opportune verifiche sulle coltivazioni di mais, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge 15/2006 della Regione Lazio, che vieta espressamente la coltivazione di sementi geneticamente modificate.

“Abbiamo ora la certezza che nelle campagne romane si coltiva mais geneticamente modificato, con seri rischi di contaminazione anche per i terreni circostanti. Si tratta di mais che spesso viene venduto come prodotto tipico del Lazio, senza nessun riferimento alla natura ogm – dichiara Luigi Nieri”.  “Sono anni che le multinazionali provano a far entrare prodotti ogm nei nostri campi, ma dietro una netta spinta popolare sono stati sempre respinti. La presenza di ogm nel nostro territorio rischia di contaminare e screditare la produzione agricola del Lazio. La Regione Lazio, anziché promuovere inutili provvedimenti per la valorizzazione del made nel Lazio dovrebbe tutelare la qualità delle produzioni – aggiunge Nieri.