Il 67% dei consumatori cerca specificatamente olii evo di produttori locali e il 34% preferisce spesso quelli con marchi di produttori noti/famosi.

Olio extravergine sempre più ricercato. Emerge dalla ricerca Nomisma commissionata da Frescobaldi, in occasione del 30esimo anniversario del ‘Laudemio Frescobaldi’, precursore dell’eccellenza toscana. Dalla ricerca risulta come l’olio evo assuma un ruolo centrale, passando da commodity a bene di valore. Tra i prodotti alimentari classificati come beni ricercati, al primo posto il tartufo (28% dei consumatori), seguito dal caviale (23%), dallo champagne (20%) e dalle ostriche (13%). Al quinto posto con il 7% c’è l’olio extra vergine di oliva pregiato. L’olio evo è molto di più di un prodotto alimentare: ingrediente per la cucina di tutti i giorni (22%), elemento chiave della dieta mediterranea (21%), utile alla salute (20%).

Il 67% dei consumatori cerca specificatamente olii evo di produttori locali e il 34% preferisce spesso quelli con marchi di produttori noti/famosi. Tra i canali preferiti per la conoscenza di novità nell’ambito degli olii di alta qualità, il passaparola risulta lo strumento più efficace: il suggerimento di amici/familiari viene indicato dal 23%. Altri canali rilevanti sono gli assaggi nelle oleoteche/gastronomie (19% dei consumatori, 24% dei luxury e 21% degli stellati), eventi dedicati (16% dei consumatori, 18% degli stellati). Il 13% preferirebbe conoscerli mediante assaggi nei locali (16% dei luxury) o viaggi enogastronomici (17% degli stellati).

Tra i fattori che più di altri definiscono un olio evo di qualità, risultano al primo posto le caratteristiche organolettiche superiori (27%), la produzione in territori altamente vocati (17%), mentre un 16% indica come fattore più importante la reputazione dell’azienda produttrice.

Il tasso di penetrazione in Italia di chi acquista olii premium (sopra ai 16 euro e prevalentemente in oleoteche/negozi di specialità gastronomiche) è del 18% ma risulta maggiore tra gli uomini (20%), tra chi ha reddito e titolo di studio alto (la quota di acquirenti passa dal 18% rispettivamente al 30% e 24% in questi segmenti) e nelle famiglie con figli piccoli in età prescolare (22%).